Mai come in questi anni l’umanità sta vivendo situazioni drammatiche e dolorose, come la guerra in Ucraina e le tensioni tra Stati Uniti, Russia e Cina; crisi umanitarie ed economiche; crescente povertà e disoccupazione. Fattori di instabilità che stanno provocando un calo di attenzione e rappresentano una battuta d’arresto nel raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) e dell'Accordo di Parigi sul clima del 2015. Inoltre, le restrizioni causate dalla pandemia da Covid-19 hanno evidenziato ancora una volta lo spillover (inteso come le ricadute internazionali negative) dei paesi più ricchi, in particolare a causa di consumi insostenibili.

Il quadro riportato nel Sustainable Development Report 2022 di SDG Index non è del tutto nuovo: le varie conferenze internazionali sul clima e sullo sviluppo sostenibile, tra cui la recente COP26 di Glasgow, hanno già da tempo evidenziato una sproporzione tra condizioni di partenza, obiettivi fissati, tempo a disposizione e risorse da impiegare per raggiungere tali obiettivi.

Nella classifica mondiale che tiene traccia dei progressi e delle tendenze nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile di tutti i 193 Stati membri delle Nazioni Unite, l’Italia si attesta al 25° posto, con un indice generale (78.3/100) e un punteggio di spillover (73.6) tra i più bassi in Europa. Quello che colpisce è la curva quasi piatta di progresso: su un totale di 17 Obiettivi, solo 4 sono definiti “on track”, mentre più della metà sta conoscendo una crescita moderata o pari allo zero. Succede così che per l’obiettivo 15 “Life on land”, il nostro Paese è sulla buona strada nel fermare la deforestazione permanente, ma non sta facendo alcun progresso per eliminare le ricadute negative sugli ecosistemi naturali incorporate nelle importazioni di beni e servizi.

Anche il Goal 13 “Climate action” cresce meno rispetto alle aspettative: stiamo lavorando per limitare le emissioni di CO₂ incorporate nelle esportazioni di carbone, gas e petrolio, mentre la curva risulta negativa per quanto riguarda le emissioni da combustibili fossili.

Analizzando i dati del report, SDG Index conclude che oltre a crisi di sicurezza, pandemie e cambiamenti climatici, la mancanza di un piano globale per finanziare questi obiettivi, e lo squilibrio nell’accesso ai mercati dei capitali tra il Nord e il Sud del mondo sono tra i fattori che stanno ulteriormente rallentando la corsa verso sistemi più equi e sostenibili. “I paesi poveri e vulnerabili sono particolarmente colpiti da molteplici crisi sanitarie, geopolitiche e climatiche e dalle loro ricadute. Per ripristinare e accelerare i progressi verso sistemi più sostenibili, abbiamo bisogno della cooperazione globale per porre fine alla pandemia, negoziare la fine della guerra in Ucraina e garantire i finanziamenti necessari", ha affermato Jeffrey D. Sachs, presidente del Sustainable Development Solutions Network (SDSN) e tra gli autori del rapporto.

Gli Stati membri delle Nazioni Unite si incontreranno nuovamente a Settembre 2023 a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite per il Vertice SDG, in cui verranno definite le priorità per ripristinare e accelerare i progressi in materia di SDG entro il 2030 e oltre. Obiettivi, strategie e piani nazionali ambiziosi e solidi saranno fondamentali per trasformare gli SDG in un'agenda d'azione.