Secondo lo State of the World’s Minorities and Indigenous Peoples 2016, l’80% della diversità biologica mondiale si trova nel 22% della superficie terrestre: sono aree in cui vivono popolazioni indigene, con modalità di sussistenza, consumo e cura della natura basate su conoscenze tradizionali. Nel suo Quarto Rapporto di Valutazione (AR4) il gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC) ha osservato che le conoscenze di queste comunità sono “una base inestimabile per lo sviluppo di strategie di adattamento e di gestione delle risorse naturali”. Il rapporto del 2011 ‘State of the World’s Indigenous Peoples’, osservava inoltre che, nonostante un certo numero di Paesi abbiano formalmente riconosciuto l’identità e i diritti dei popoli indigeni dopo l’adozione della ‘Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni 2007’, esiste ancora un’ “invisibilità persistente” delle popolazioni indigene nelle statistiche ufficiali.
Situata nel cuore della seconda area forestale più grande del mondo, la Repubblica del Congo copre 342.000 km2 nell’Africa centrale, ha 4.085.422 abitanti e la comunità pigmea rappresenta circa il 5-10% della popolazione totale. È chiaro che in questi contesti un aspetto importante della gestione forestale responsabile è identificare e difendere i diritti i costumi e la cultura delle popolazioni indigene locali. Nel nord della Repubblica del Congo si trova la città di Ouésso, la capitale della regione del Sangha. A circa 30 km a sud di Ouésso si trova il villaggio di Pokola. Un tempo un villaggio di pescatori, oggi è sede della Congolaise Industrielle des Bois (CIB) OLAM. L’azienda attualmente ha in concessione 2,1 milioni di ettari di foreste, 2 dei quali certificati FSC dal 2008. Interholco IFO (Industrie Forestière de Ouesso), situata a Ngombe, anch’essa nella regione del Sangha, è l’altra azienda che opera nell’area e che gestisce 1,16 milioni di ettari di foreste - quasi un quarto dell’area coperta dalla Svizzera.
I Principi e i Criteri FSC richiedono alle aziende di proteggere i diritti dei lavoratori e le condizioni di lavoro, attraverso l’implementazione di pratiche di salute e sicurezza e il pagamento di salari che soddisfano o superano gli standard minimi del settore. Ciò ha un impatto significativo sulla vita dei dipendenti (alcuni dei quali sono Baaka) e delle altre popolazioni indigene che vivono nell’area.
Il dottor Bashir Abdel Salam è uno dei tre medici che lavora all’ospedale di Pokola. L’ospedale, costruito da CIB, è l’unica clinica medica a servizio completo nel nord del Congo che svolge operazioni chirurgiche (pediatriche e di maternità); si occupa di medicina generale; dispone di un laboratorio di radiografia, una clinica odontoiatrica, un reparto per la cura della malattie cardiache e polmonari e una clinica per la cura dei malati di AIDS. Costruito nel 2010, l’ospedale segue una media di 60 nascite al mese e si prende cura di 35.000 pazienti ogni anno, il 40% dei quali affetto da malattie infettive.
Dopo aver lavorato in ospedale come stagista, il dottor Salam, originario di Brazzaville, è tornato a Pokola come medico a tempo pieno. “Amo il mio lavoro perché posso fare un po’ di tutto, a differenza di Brazzaville. Pratico medicina generale, seguo i parti e viaggio negli insediamenti forestali per sensibilizzare e vaccinare le popolazioni”, ha detto il dottor Salam. “Il parto di tre gemelli tramite un taglio cesareo dopo solo un anno di lavoro qui è stato il mio giorno più memorabile”. Non è difficile capire perché l’ospedale sia così popolare per i parti: dispone delle più moderne apparecchiature per i raggi X e per l’ecografia, una moderna sala operatoria e le migliori cure post natali della zona. La venticinquenne Ornella, una donna Baaka il cui marito lavora per CIB, è stata paziente della struttura. Qui ha dato alla luce tre dei suoi quattro figli: “L’ospedale è più sicuro e i medici qualificati forniscono un ambiente più protetto per partorire”.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il tasso di mortalità infantile nella Repubblica del Congo è di 442 individui ogni 100.000 nati: un risultato che porta il Paese al 25° posto nel mondo per questo indicatore. CIB fornisce consulenze ospedaliere gratuite per i dipendenti e per la loro famiglia, contenendo del 65% il costo dei medicinali. I non dipendenti pagano invece un costo calmierato per le visite, di solito dal 40 al 60% di quello che pagherebbero in un normale ospedale.
Nella Repubblica del Congo, il salario minimo mensile è di 82 euro. Il salario mensile minimo dei dipendenti di IFO è di 173 euro, ovvero il 210% della base minima nazionale. Per Eric Mvouyou, responsabile degli aspetti sociali di IFO, è un grandissimo aiuto “La mia unica figlia, che ora ha nove anni, è stata colpita da un ictus all’età di quattro anni. Da allora è disabile e ha bisogno di visitare regolarmente l’ospedale di Brazzaville. Il buon stipendio che ricevo da IFO è di grande aiuto”, ha detto. Un altro membro del team, Timothée Époutangongo Dimitri, della tribù indigena Baaka, afferma che il suo stipendio gli ha permesso di accedere ad un prestito bancario per costruire la propria casa.
Timothée Époutangongo Dimitri è di etnia Baaka e proviene da un villaggio chiamato Mbalonga, a 5 chilometri da Ouesso; lavora come ispettore per IFO da quasi 13 anni. I suoi compiti includono traduzioni nelle lingue delle comunità forestali (come Bamgombé, Mikaya, Mbenzélé e Mbalouma), l’interazione con le popolazioni indigene e lo sviluppo di programmi sociali. “Il mio lavoro è incentrato sul trovare un compromesso tra le aziende attive nel territorio e il benessere delle popolazioni indigene. Sono orgoglioso perché mi dà la possibilità di fare qualcosa per la mia gente mentre guadagno una vita dignitosa”, ha detto Timothée.
Pascal Mekouno, della tribù Baaka, è nato e cresciuto a Pokola. Dice che il momento clou del suo lavoro come facilitatore sociale presso CIB è stato interagire con le persone e includerle nei processo decisionali dell’azienda. “La cosa migliore del mio lavoro è creare consapevolezza e condurre missioni di sensibilizzazione nella popolazione locale, la mia gente. Faccio da mediatore e, con l’aiuto del mio personale, identifico le aree sacre a scopo di conservazione”, dice. Da bambino, Pascal accompagnava la madre a pescare e a raccogliere foglie. Ora, gli abitanti dei villaggi e i membri della sua comunità, lo considerano un esempio a cui aspirare.
Pascal ha frequentato la scuola a Pokola e ha imparato matematica e francese, continuando a padroneggiare le tecniche di raccolta, pesca e riconoscimento delle erbe medicinali della foresta. È stata la prima persona della sua famiglia ad avere un lavoro formale e lavorare in un’azienda. Nel villaggio di Matoto, a 20 km da Pokola, dove Pascal vive con la propria famiglia, gli abitanti del villaggio raccontano ai loro figli la sua storia, e sperano che diventino come lui.
