Le foreste e le altre aree boschive coprono il 28% della superficie terrestre della regione mediterranea (più di 80 milioni di ettari) e tra il 1990 e il 2020 hanno registrato un'espansione complessiva del +12% - un trend guidato in gran parte dai Paesi del Mediterraneo occidentale attraverso progetti di recupero, ripristino e conservazione.

Tuttavia, questa crescita ha subìto un rallentamento negli ultimi anni: la regione infatti si sta riscaldando a una velocità superiore alla media globale, accentuando minacce come siccità prolungate, focolai estesi di parassiti e un diffuso degrado del suolo. Report scientifici consolidati dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) e dal Mediterranean Experts on Climate and environmental Change (MedECC) confermano che l'area sta subendo un aumento delle temperature che è circa il 20% più veloce della media globale su base annua; un dato che sale al 50% durante le ondate di calore estive.

A causa di stagioni secche e alte temperature, già oggi gli incendi boschivi rappresentano una minaccia sempre più grave: tra il 2010 e il 2023, i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo hanno subito una media di 1.590 incendi, responsabili della distruzione di circa 395.000 ettari ogni anno. La loro intensità è tale da trasformarsi sempre più spesso in "megaincendi" (o megafires), che superano le capacità di gestione tradizionali: l’estate del 2023 è stata una delle più critiche, contribuendo a far registrare all'Unione Europea la quarta area bruciata più estesa dal 2000, con un totale che ha superato i 500.000 ettari. L'impatto è stato particolarmente drammatico nei Paesi del Mediterraneo orientale e occidentale, come la Grecia, che ha subito il più grande incendio mai registrato nell'UE (quello di Evros, con circa 96.000 ettari distrutti), la Spagna e l'Italia (con danni significativi in Sicilia e Calabria). Altri fattori di degrado forestale inclusi nell’analisi sono il cambio di uso del suolo, l’apertura a nuovi pascoli, specie invasive non autoctone di parassiti e altri agenti patogeni.

L'edizione 2025 del report FAO "The status of mediterranean forests 2025 (SoMF)” tuttavia non fornisce solo un'analisi dettagliata delle sfide, ma anche del potenziale di recupero e gestione di questi ecosistemi fondamentali, con un invito all'azione urgente per promuovere una transizione sostenibile.

Nonostante un quadro così complesso, il documento evidenzia infatti un chiaro slancio per il cambiamento, e delinea alcune vie d'uscita. La regione è stata ad esempio strategicamente designata come United Nations World Restoration Flagship, un riconoscimento che ne sottolinea il potenziale come modello globale di ripristino ecologico basato su scienza e governance inclusive. La gestione forestale responsabile e sostenibile si conferma tra le strade da percorrere, con l'obiettivo di invertire il degrado, investire nella resilienza e riconoscere il valore delle foreste non solo come beni naturali, ma come fondamento per società più inclusive e sostenibili.

“Il rapporto di quest'anno arriva in un momento critico. La regione continua a subire gli effetti a cascata dei cambiamenti climatici, degli incendi boschivi e del degrado del suolo, aggravati dalle vulnerabilità sociali ed economiche - afferma Zhimin Wu, Direttore della Divisione Forestale presso la FAO - Tuttavia, si registra anche un chiaro slancio verso il cambiamento, evidenziato dalle dichiarazioni politiche sul ripristino delle foreste e del paesaggio, dall'espansione delle aree protette, dalle strategie innovative di gestione degli incendi e dal crescente riconoscimento del ruolo che le foreste urbane e periurbane svolgono nel rafforzare la resilienza nell'interfaccia tra aree rurali e urbane”.