La Relazione di sintesi del Sesto Rapporto di Valutazione è il nuovo documento pubblicato dal Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), il consesso nato nel 1988 e formato dall’organizzazione meteorologica mondiale (OMM) e dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), e finalizzato durante la 58a sessione del panel tenutasi a Interlaken, in Svizzera, dal 13 al 19 Marzo 2023.

Il Synthesis Report Outline (SYR) consiste in un'introduzione e tre sezioni principali organizzate per chiavi temporali (presente, immediato futuro, futuro). La prima sezione, "Stato attuale e tendenze", copre il periodo storico e attuale; la seconda sezione, "Clima a lungo termine e sviluppo futuro", affronta le proiezioni fino al 2100 e oltre; la sezione finale è "Risposte a breve termine in un clima che cambia", e considera gli attuali tempi delle politiche internazionali e l'intervallo di tempo tra oggi e il 2030-2040.

Conclusioni generali

Ormai per assodato è il fatto che le attività umane, e il crescente rilascio di consistenti quantità di gas serra, sono la principale causa del surriscaldamento globale e dell’innalzamento delle temperature, di cambiamenti diffusi e rapidi nell'atmosfera, negli oceani, nella criosfera e nella biosfera. Il climate change ha anche effetti sulla frequenza e l'intensità dei disturbi forestali, come incendi, tempeste, epidemie di insetti e presenza di specie invasive. I cambiamenti di temperatura, le precipitazioni e dalla quantità di anidride carbonica nell’aria influiscono inoltre sulla produttività e sulla distribuzione delle aree boscate.

Ciò ha ovviamente impatti negativi diffusi, con danni alla natura e alle persone. Le comunità più vulnerabili, che storicamente hanno contribuito meno all'attuale cambiamento climatico, rimangono  colpite in modo sproporzionato.

La criticità della situazione ha portato la comunità internazionale a predisporre piani di adattamento in tutti i settori, non sempre però con i risultati attesi: nonostante i progressi, esistono ancora forti lacune, che potrebbero allargarsi ulteriormente con l’aggravarsi delle condizioni. Le previsioni sulle emissioni globali di gas serra danno infatti probabile il superamento dei +1,5°C rispetto al periodo pre-industriale durante il secolo in corso, rendendo di fatto più difficile limitare il riscaldamento al di sotto dei 2°C. La differenza tra questi due limiti nelle temperature è riportata in un articolo apparso su Reuters nel Novembre 2021, che a sua volta cita fonti IPCC: un evento di caldo estremo che si verifica una volta per decennio in un clima senza influenza umana, ha la probabilità di verificarsi 4,1 volte in un decennio a +1,5°C e 5,6 volte a +2°C.

Nella sintesi del report si fa inoltre notare come, al momento, gli attuali flussi finanziari globali per le strategie di adattamento sono di fatto insufficienti e limitano l'attuazione dei piani di resilienza, specialmente nei Paesi in via di sviluppo.

Cosa fare?

Il punto da cui partire è ancora una volta quello della diminuzione delle emissioni; questo perché, come si è visto, ogni aumento delle temperature globali è diretta conseguenza dell’aumento di gas climalteranti e intensifica gli eventi estremi ed i loro effetti; allo stato attuale, per ogni dato livello di riscaldamento futuro, i rischi legati al clima sono superiori a quelli valutati nel precedente rapporto IPCC (AR5) e gli impatti a lungo termine previsti superiori a quelli attualmente osservati.

D’altra parte, azioni di mitigazione e un'attuazione accelerata delle azioni di adattamento, tra cui il ricorso a soluzioni basate sulla natura (nature-base solutions), potrebbero contribuire a ridurre le perdite e i danni previsti per gli esseri umani e gli ecosistemi, conservando, ripristinando e migliorando la gestione delle risorse, aumentando lo stoccaggio del carbonio ed evitando le emissioni di gas serra. Dati FAO confermano che pratiche di ripristino delle foreste e dei paesaggi hanno vantaggi significativi, tra cui una maggiore resilienza e la riduzione dei rischi di catastrofi.

Tutti questi sforzi non possono però non tenere conto di tre fattori principali: l’inclusività, ovvero la capacità di agire non solo per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, ma anche supportare con maggior forza le regioni e i Paesi più colpiti; la capacità di mobilitare istituzioni e decisori pubblici: un'azione efficace per il clima è resa infatti possibile dall'impegno politico, da una governance multilivello ben allineata, da quadri istituzionali, leggi, politiche e strategie e da un migliore accesso ai finanziamenti e alla tecnologia, attraverso obiettivi chiari e condivisi; il ricorso a finanziamenti, tecnologia e cooperazione internazionale come fattori fondamentali per un'azione per il clima.