
Saranno più di sessanta i capi di Stato e oltre 2.800 gli economisti, banchieri e politici riuniti a Davos per discutere di sfide globali come crisi climatica, conflitti in corso, intelligenza artificiale, sicurezza a cooperazione.
Come per le edizioni passate, il meeting di Davos è stato preceduto dalla pubblicazione del Global risks Report 2024, il documento redatto dal WEF e incentrato sui rischi globali, definiti come la possibilità di verificarsi di un evento o una condizione con impatto negativo su una parte significativa del PIL, della popolazione o delle risorse naturali globali.
Quattro i componenti principali di questa edizione del report: il panorama dei rischi, ovvero la valutazione del probabile impatto (gravità) dei rischi globali su un orizzonte di uno, due e 10 anni; le conseguenze, per cui è stato chiesto chiesto agli intervistati di considerare la gamma di potenziali impatti per evidenziare le relazioni tra i rischi globali e aggravio delle crisi; la governance del rischio, per far luce su quali approcci abbiano il maggior potenziale per ridurre il rischio; l’outlook, con cui è stato chiesto di prevedere l’evoluzione degli aspetti chiave alla base del panorama dei rischi globali individuati.
Partendo da questi punti e attraverso interviste a 1.490 esperti provenienti dal mondo accademico, aziendale, governativo, della comunità internazionale e della società civile, i risultati della Global Risks Perception Survey (GRPS) 2023-2024 evidenziano una prospettiva prevalentemente negativa per il mondo nei prossimi anni (si parla appunto di ‘policrisi'), che dovrebbe peggiorare nel prossimo decennio. La maggior parte degli intervistati (54%) in un sondaggio condotto a Settembre 2023, ha previsto una certa instabilità e un rischio moderato di catastrofi globali, mentre un altro 30% ha evidenziato il rischio di condizioni ancora più turbolente. Le prospettive sono decisamente più negative su un orizzonte temporale di 10 anni, con quasi due terzi degli intervistati che si aspettano una prospettiva tempestosa o turbolenta (i due gradi massimi nella scala di valutazione che va da calmo, stabile, instabile ad appunto turbolento e tempestoso) nello scenario mondiale.

Due terzi degli intervistati classificano poi le condizioni meteorologiche estreme come il rischio principale che con maggiore probabilità porterà ad una inasprimento della crisi globale nel 2024. Questa previsione si attenua nel biennio 2024-2025, con eventi meteorologici estremi e inquinamento che occupano rispettivamente la seconda e la decima posizione nella classifica, salvo poi ritornare assieme a cambiamenti critici degli ecosistemi terrestri, perdita di biodiversità e riduzione dell’accesso a risorse naturali tra i primi quattro rischi globali nei prossimi 10 anni.
Se la crisi ambientale è sicuramente parte fondamentale del dibattito che si terrà in questi giorni a Davos, a questo vanno aggiunti temi come quello delle guerre in Ucraina e Striscia di Gaza, la rivoluzione portata dalle tecnologie di Intelligenza Artificiale e le possibili applicazioni, nonché la catastrofica crisi del debito nel contesto di un rallentamento economico generale. “Il prossimo decennio introdurrà perciò un periodo di cambiamenti significativi - si legge nel report - portando al limite la capacità di adattamento delle economie e delle comunità mondiali. […] Attraverso le azioni di oggi è possibile delineare un percorso più positivo”.
“La nostra speranza è che il rapporto serva da vitale invito all’azione per un dialogo aperto e costruttivo tra i leader di governo, imprese e società civile per agire per ridurre al minimo i rischi globali e sfruttare opportunità e soluzioni a lungo termine” è il commento di Saadia Zahidi, Managing Director del World Economic Forum in introduzione del GRR appena pubblicato. “In un momento in cui le sfide globali richiedono soluzioni urgenti, è necessaria una collaborazione innovativa tra pubblico e privato per trasformare le idee in azioni”, ha fatto eco Børge Brende, Presidente del WEF.