Come promotori della gestione forestale responsabile, cerchiamo sempre di produrre il meglio sia per le foreste che per le comunità che dipendono da esse. Ciò significa bilanciare gli aspetti sociali, economici e ambientali in ogni decisione che prendiamo.

A volte tuttavia, ad un occhio inesperto, i metodi promossi da FSC possono sembrare poco in linea con uno o più dei punti appena elencati; ma state pure tranquilli: c’è sempre una scelta ragionata dietro ogni nostra azione.

Ad esempio, in Svezia, siamo favorevoli ad un certo livello di tagli rasi, dove un’area forestale lo permetta, lasciando intatto un 10% di bosco. Questa pratica, ovviamente, lascia la zona spoglia.

La pratica del taglio raso è usata per la gestione di molte riserve forestali di conifere in Svezia, Russia e Canada, e si avvicina molto al metodo naturale di gestione di questi ecosistemi – le foreste vengono regolarmente bruciate da incendi di natura non dolosa o distrutte da tempeste.

Ciò dimostra che questo tipo di pratiche è veramente efficiente – se il livello di taglio raso è limitato e se alcune precauzioni ambientali vengono rispettate come disposto dagli standard FSC. Ad esempio, secondo le norme FSC, si è obbligati a preservare aree di alto valore di conservazione, in modo da permettere alle specie che le popolano – insetti, animali e piante – di continuare a prosperare. Nell’arco di 20 o 30 anni, l’area in questione tornerà ad essere una foresta; lo stesso tempo che impiegherebbe se fosse stata colpita da una tempesta.

Nelle foreste di latifoglie di Regno Unito o Danimarca, questo tipo di processo sarebbe davvero innaturale. In questi Paesi infatti, gli alberi cadono normalmente da soli, e vengono rimpiazzati a loro volta dalle piante che vincono la perenne lotta per la luce del sole. Oltre a ciò, le foreste sono composte da alberi differenti per specie ed età, ed è quindi impossibile trovarne una con caratteristiche omogenee. Ecco perché in questi casi viene posta maggiore attenzione sull’abbattimento di alberi singoli, mantenendo così il carattere irregolare di età dei fusti.

Come si può vedere quindi FSC adotta, in ogni Paese, un differente approccio alla gestione forestale. Ciò che è funzionale nelle foreste nordiche della Svezia non lo è per l’Amazzonia in Brasile. Per fare un paragone, non ci si prende cura di un cactus nello stesso modo in cui lo si fa con un’orchidea. È tutta questione di contesto – bilanciare cioè la condizione naturale delle foreste con le tradizioni culturali.

In un mondo ideale, non ci sarebbe bisogno di certificazioni o di gestione forestale: le riserve boschive crescono e si rinnovano senza l’aiuto umano. Tuttavia, più di sette miliardi di persone nel mondo dipendono dai prodotti forestali: carta, arredi, materiali da costruzione, frutti, funghi e così via. E per rispondere a queste richieste, un certo livello di tagli è un male necessario.

Quello che FSC porta avanti ogni giorno per limitare i danni al patrimonio forestale è garantire che gli standard di gestione siano i più vicini possibile a quello che è il ciclo naturale delle foreste, riservando un occhio particolare ai bisogni specifici di ogni area. I sistemi di gestione di FSC, così come i livelli di invasività, sono pensati in funzione delle foreste stesse. Il nostro compito è quindi quello di mediare gli interessi economici con quelli sociali e ambientali.