Con la Giornata Nazionale degli Alberi Monumentali d'Italia in arrivo (10 Maggio), abbiamo un'occasione unica per celebrare questi straordinari esseri viventi, scoprendo qualche curiosità sul loro passato, sul loro valore e sulla legge che li tutela.

Quanto possono vivere?

La durata della vita di un albero dipende da molti fattori: genetici, ambientali e anche accidentali. Alcune specie vivono poche decine d'anni, altre raggiungono età che sfiorano l'incredibile. Le sequoie giganti (Sequoiadendron giganteum) possono superare i 3.000 anni, i cipressi mediterranei (Cupressus sempervirens) raggiungono spesso i 1.000. Ma è in Sardegna che troviamo uno degli esemplari più longevi d'Italia: l'Olivastro di Luras, la cui età stimata è compresa tra i 3.000 e i 4.000 anni. Era già radicato nella terra quando i primi nuraghi spuntavano sull’isola.

Il valore storico

Dal punto di vista ecologico sono fondamentali: assorbono grandi quantità di CO2 e offrono rifugio a numerose specie animali e fungono da sentinelle del cambiamento climatico. Eppure questi alberi non sono importanti solo per la loro longevità; la loro imponenza, la rarità, la bellezza e i legami con eventi storici o culturali li rendono monumenti viventi a tutti gli effetti.

Prendiamo ad esempio la Quercia dei Cento Cavalieri di Tricase, in Puglia. Secondo la leggenda, di ritorno dalle crociate l'imperatore Federico II con il suo esercito vi trovò riparo da un improvviso temporale. Al di là del mito, i suoi 700 anni di vita l'hanno resa un punto di riferimento paesaggistico e identitario per tutta la comunità locale.

Grandi alberi, grandi storie

Nel mondo, gli alberi più vecchi portano con sé storie straordinarie. Negli Stati Uniti, tra le montagne della California, cresce Matusalemme, un pino dai coni setolosi (Pinus longaeva) di circa 4.800 anni. Nessuno conosce la sua esatta posizione, che è tenuta segreta per proteggerlo. In Galles, il Tasso di Llangernyw, che si pensa abbia più di 4.000 anni, si erge nel cimitero di una chiesa, tra pietre antiche e leggende celtiche.

In Italia, oltre all'Olivastro di Luras, un altro esempio di particolare valore è la Quercia delle Checche, in Val d’Orcia, conosciuta dalle comunità locali come “il quercione”. Con i suoi 370 anni, è testimone silenzioso di quelli che dovevano essere i boschi della zona prima dei massicci tagli compiuti tra fine Ottocento e inizio Novecento per la realizzazione del tratto della ferrovia Roma-Firenze. È stata il primo albero italiano riconosciuto come bene culturale: un vero traguardo nella tutela del nostro patrimonio arboreo.

Anche le foreste certificate FSC ospitano alberi di questo tipo: dalla farnia secolare del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino (VC), al “sentiero degli alberi monumentali” nella Riserva Naturale del Monte Penna a Castell’Azzara (GR), a Radda in Chianti, dove svetta un antico cipresso in località San Fedele a Paterno, all’Ente Regionale Lombardia per i Servizi all’Agricoltura e le Foreste (ERSAF) che segnala nelle sue aree la presenza di un faggio, un abete, un pero selvatico e un frassino secolari, al Comune di Torino

La legge che protegge i giganti verdi

Nel 2013, con la Legge n.10, l'Italia ha istituito un elenco ufficiale degli alberi monumentali - la mappa online è disponibile a questo indirizzo. Il censimento, aggiornato costantemente, conta oggi più di 3.600 alberi. Per entrare nella lista, un albero deve essere eccezionale per età, dimensione, valore storico o paesaggistico.
Questi alberi godono di una protezione speciale: non possono essere abbattuti o danneggiati, e il loro stato di salute viene monitorato dai Carabinieri Forestali in collaborazione con le amministrazioni locali. Una vera e propria rete di tutela che garantisce la sopravvivenza di questi monumenti naturali.