Oltre il 70% degli ecosistemi naturali è stato trasformato dall’uomo. Entro il 2050, questo dato potrebbe salire al 90% mentre il 52% della terra utilizzata per l'agricoltura risulta già moderatamente o gravemente colpita da degrado, con drammatiche ricadute su risorse come acqua, suolo, cibo e biodiversità. Secondo dati WWF (2016), questi fenomeni nei prossimi decenni potrebbero forzare alla migrazione oltre 700 milioni di persone, poco meno di un decimo della popolazione mondiale.

L’edizione 2020 del Desertification and Drought Day pone l’accento sul principale motore di desertificazione e degrado, ossia la produzione e il consumo umani: molti serbatoi naturali di acqua risiedono ad esempio negli ecosistemi forestali, che attraverso chiome e radici degli alberi catturano l’acqua piovana, filtrandola e rendendola disponibile tramite corsi d’acqua, laghi e falde. Deforestazione, uso intensivo e insostenibile delle risorse (il 70% dell’acqua dolce disponibile nel mondo viene utilizzato nell'agricoltura per irrigare), così come aumento della popolazione mondiale e della domanda di materie prime, sono la causa diretta della perdita di qualità del suolo e dell’inaridimento di molte aree, con effetti catastrofici su ambiente, società ed economia. Nel frattempo, salute e produttività dei seminativi esistenti sono in calo, aggravate dai cambiamenti climatici.

“Oggi il nostro Pianeta sta soffrendo” è il commento del Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres “Attraverso un'azione globale, possiamo trovare soluzioni per la conservazione di molte aree, a beneficio delle generazioni future”.

Un primo, inderogabile passo per scongiurare l'avanzamento della desertificazione è dunque la salvaguardia delle aree forestali, che devono continuare a crescere in qualità e quantità parallelamente ad un'agricoltura sempre più resiliente, efficiente e meno impattante.

Alcuni progetti in corso, come il Great Green Wall (una striscia verde di 8.000 chilometri che dovrebbe collegare lungo il Sahel le sponde occidentale e orientale dell’Africa, e il cui scopo è recuperare terreni aridi e desertici, fornendo sicurezza alimentare e sociale alle popolazioni locali), stanno puntando sulla piantumazione di alberi come strumento di contrasto alla desertificazione; ma non basta. Per avere abbastanza terra produttiva per soddisfare le richieste di dieci miliardi di persone entro il 2050, i nostri stili di vita dovranno cambiare: serviranno una rinnovata consapevolezza degli impatti dei nostri consumi e azioni globali per fermare la deforestazione, stimolando la gestione delle aree.