
Articolo a cura del prof. Davide Pettenella, Presidente FSC Italia, originariamente apparso su L'Informatore Agrario n. 47-2016
L’evento sarà ricordato nel settore forestale come l’incontro a più alto livello istituzionale mai organizzato nella storia della Repubblica: aperto e chiuso dal viceministro Andrea Olivero che ha la delega per il settore forestale, organizzato in 10 tavoli coordinati da autorevoli esponenti del Governo, del Parlamento e da diversi direttori generali del Mipaaf e dei Ministeri dell’ambiente e dei beni culturali e del turismo. Già il fatto che per la prima volta una rappresentanza significativa del mondo politico, delle autorità centrali dello Stato, delle Regioni e del mondo della ricerca si sia ritrovata per una giornata a dialogare con i rappresentanti della società civile, con l’obiettivo di concordare le prossime linee di politica del settore, è un fatto fuori dall’ordinario e assolutamente positivo.
In effetti l’evento è sintomatico di un recente salto di qualità nell’azione pubblica del settore: è stata concordata con le Regioni una bozza di legge di riforma del decreto legislativo n. 227/2001 e nel collegato agricolo è stata data al Governo una delega perché in tempi molto brevi, ricevuto il consenso delle Regioni, l’approvi, impegno esplicitamente assunto dal viceministro al termine del Forum. È stata inoltre decisa, anche grazie a una serie di raccomandazioni del Parlamento, l’istituzione di una Direzione foreste presso il Mipaaf, decisione collegata alla soppressione del Corpo forestale dello Stato (Cfs) e al passaggio delle relative competenze a Carabinieri, Vigili del fuoco e ad altri corpi di Polizia.
Al di là delle decisioni sull’assetto delle istituzioni e sulle nuove norme-quadro per il settore, un elemento che ha sorpreso i partecipanti al Forum è stato il fatto di avere un linguaggio comune, privo di quelle estremizzazioni delle posizioni e dalle esasperazioni dei conflitti che hanno spesso caratterizzato il confronto Stato-Regioni nel passato. Di questo va dato merito al viceministro, al (prossimo) direttore generale alle foreste, Alessandra Stefani (prima donna, e oltretutto forestale, arrivata a questa posizione) e al gruppo di esperti di cui si sono avvalsi per l’organizzazione dell’evento.
La strada che ha portato a queste scelte è stata tutt’altro che lineare: logica avrebbe voluto che il primo passo fosse consistito in un’ampia ricognizione dei problemi e delle potenzialità del settore, l’elaborazione di una strategia e successivamente di un piano di settore, da attuare anche tramite coordinate misure forestali nei programmi di sviluppo rurale (Psr), con un eventuale adattamento dell’assetto istituzionale e delle norme. Il processo ha invece seguito una logica diversa: si è data priorità all’assetto istituzionale, con l’irrazionale decisione di affidare all’Arma non solo le competenze di polizia del Cfs, ma anche quelle tecniche come la gestione del Demanio forestale statale, il monitoraggio della salute delle foreste e l’inventario forestale nazionale, la prevenzione degli incendi, il controllo del manto nevoso e delle valanghe, competenze che sarebbe stato molto più logico (e meno costoso!) affidare, come in tutti i Paesi nostri partner europei, a un’amministrazione tecnica e non a una forza armata in funzione permanente di polizia.
Dopo questa decisione oggi si parla di una nuova legge-quadro che dovrà successivamente ispirare l’azione delle istituzioni che operano nel settore. Una progressione quasi opposta a quella di una normale riforma del sistema di governance, ma la politica italiana ci ha abituato a questi percorsi che ci portano vicini all’abisso, per poi riemergere verso condizioni di maggiore equilibrio. Forse bisognava cadere così in basso nella gestione delle politiche di settore per poter fare un salto di qualità alle istituzioni centrali dello Stato del settore forestale.