Il 5 febbraio 2014, un folto gruppo di bambini si è riunito in una piazza alberata di Nanjirinji, un villaggio nel distretto di Kilwa nel sud-est della Tanzania, aspettando pazientemente che i loro nomi venissero chiamati mentre erano seduti per terra. Di fronte a loro era stato posto un tavolo per il loro commissario distrettuale e il rappresentante del comitato per le risorse naturali del villaggio; due uomini stavano distribuendo nuove uniformi scolastiche a ciascuno degli alunni selezionati della scuola primaria, mentre le loro madri osservavano con orgoglio la scena.
Fatuma Maimbo, 43 anni, ricorda con affetto quel giorno. La contadina e madre di quattro ragazzi è orgogliosa di vedere che i suoi figli possono ora frequentare la scuola: prima dovevano recarsi ogni mattina in un altro villaggio per seguire le lezioni. Da qualche anno però le condizioni scolastiche sono costantemente migliorate: nel 2016, il comitato locale per le risorse naturali ha acquistato nuove divise per tutti gli studenti del villaggio. E i miglioramenti non si sono fermati.
“Ora abbiamo acquistato materassi e lenzuola per il nostro ospedale, e le donne incinte ottengono un sostegno economico quando partoriscono”, dice Fatuma. “Prima era difficile fare molte cose a causa del nostro basso reddito.” Dal 2013, la comunità ha anche costruito una piazza del mercato, una dozzina di pozzi per accedere all’acqua pulita e una piccola pensione per ospitare turisti e - si spera - portare ancora più soldi alla comunità. Ma da dove vengono i finanziamenti per tutti questi progetti?
“Le foreste hanno cambiato le nostre vite”, dice Fatuma Maimbo. “Ed ora comprendiamo ancora di più perché è così importante conservare e proteggerle, a nostro vantaggio e per le generazioni future”.
Nel 2004, l’ex agricoltore Jasper Makala ha iniziato a lavorare con gli abitanti di alcuni villaggi rurali della Tanzania per migliorare le loro vite, fondando la Mpingo Conservation & Development Initiative (MCDI).
Mpingo è il nome swahili del African Blackwood o Ebano Mpingo. Il suo legno, così duro da poter rovinare le asce, è uno dei legni più costosi al mondo: è apprezzato per la produzione di clarinetti e oboi della migliore qualità. Ma questa specie, come molte altre, è a rischio a causa dei tagli illegali; alcuni studi hanno previsto che la Tanzania non avrà più disponibilità di questo legno entro 20 anni se non si attueranno misure di conservazione.
Ecco perché Jasper Makala ha deciso di aiutare la sua comunità a invertire la tendenza, studiando la silvicoltura sostenbile e scegliendo di lavorare a stretto contatto con il Forest Stewardship Council (FSC). Nel 2009, MCDI ha ricevuto il primo certificato di gruppo FSC per foreste naturali gestite da comunità in Africa e attualmente 14 comunità in tre diversi distretti partecipano al programma, con oltre 185.000 ettari di foresta gestita responsabilmente.
MCDI lavora con le comunità, fornendo le conoscenze per la gestione delle foreste e agendo da contatto con gli acquirenti per facilitare la vendita del legname. Da quando ha iniziato a vendere legname certificato FSC, Nanjirinji ha guadagnato più di $ 400.000; il comitato per le risorse naturali utilizza i ricavi per sviluppare progetti e reinvestire i profitti nella comunità.
Abdullah Chihinde, 42 anni, lavora come supervisore dei lavori forestali nelle aree attorno a Nanjirinji: “gli abitanti dei villaggi una volta non avevano capacità di gestione delle foreste e non capivano il valore di queste aree e dei loro prodotti”, dice “ Ora sappiamo che se non lavoriamo per conservare le nostre foreste, alla fine scompariranno. Altre comunità hanno imparato da noi…sono incoraggiate a fare lo stesso perché vedono che traiamo beneficio dalle nostre foreste”.
MCDI ha anche lanciato la prima segheria di comunità in Africa, e sta espandendo il progetto in più comunità in modo che sempre più persone possano trarre vantaggio dalla conservazione delle loro foreste e dallo sviluppo della produzione di legname. Ha infine iniziato un programma di piantumazione di alberi autoctoni - più di 15.000 nell’arco di soli sei mesi - molti dei quali di mpingo.
Abdullah Chihinde conclude: “Il nostro futuro è conservare sempre più alberi. Questo ci aiuterà a migliorare le nostre vite e il futuro della nostra comunità”.
