C’è chi dice che la storia di cura legata al Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino (VC) sia addirittura risalente all’epoca romana: come parte del lucus dei, il bosco che sorge poco fuori il centro abitato di Trino era protetto a fine di culto e in quanto tale non vi erano ammesse attività come caccia o taglio degli alberi. L’assonanza del nome della vicina abbazia di Lucedio con il lucus romano sembrerebbe confermare questo fatto.
La storia della Partecipanza inizia però ufficialmente nel 1256, quando l’area, parte di una antica e più estesa foresta di pianura, fu donata da Guglielmo VII Marchese del Monferrato alla comunità locale. Questa donazione non fu un semplice atto di generosità, ma un riconoscimento del diritto della comunità stessa di gestire collettivamente la risorsa forestale per il proprio sostentamento.
Il nome “Partecipanza” deriva proprio da questa formula: la proprietà è indivisa, e i benefici vengono ripartiti tra le famiglie che compongono la comunità stessa. Questo modello, tra i pochi rimasti oggi in Italia e nato principalmente dall'esigenza di coprire il fabbisogno locale, ha garantito la conservazione quasi integrale del bosco originario (circa 600 ettari odierni, rispetto ai 770 iniziali), mentre gran parte della Pianura Padana veniva intensamente disboscata per fare spazio all'agricoltura e all'espansione urbana.
Secondo un antico rituale di gestione arrivato fino ai giorni nostri, ogni anno una porzione ben definita dell'intero bosco (la presa) viene destinata al taglio ed entra nel ciclo gestionale. La presa non viene mai gestita in blocco ma suddivisa in un numero prestabilito di aree minori, chiamate “sorti” o “punti” ulteriormente divise in quattro parti (quartaruoli). Questa suddivisione non è casuale ma assicura che il prelievo del legname sia effettuato in modo capillare, e che ogni membro della comunità riceva una quantità il più possibile omogenea di materiale per qualità e volume.


L'assegnazione finale dei lotti di gestione avviene attraverso un rito annuale di grande importanza per la comunità: ad ogni punto viene assegnato un numero, estratto a sorte e assegnato ai capifamiglia chiamati in riunione. Di qui il nome completo del bosco, che non descrive solo la proprietà condivisa (Partecipanza), ma anche la modalità di gestione (Sorti).
Dopo oltre sette secoli e mezzo, l'arrivo della certificazione FSC (2006) ha fornito uno strumento internazionale per monitorare la resilienza di questo bosco, nato formalmente da una concessione marchionale e mantenuto grazie ad una disciplina secolare che sorprendentemente si allinea ai criteri di sostenibilità e conservazione di oggi: “La mia speranza è di lasciare ai nostri figli il bosco migliore di come l’ho trovato ” confida Ivano Ferrarotti, Primo Conservatore e a capo della comunità di Trino “È da secoli che queste usanze vengono portate avanti, e spero che continuino il più possibile”.
A questo impegno e alla certificazione FSC di gestione forestale responsabile si è aggiunta nel 2021 la verifica di due importanti servizi ecosistemici FSC forniti dall’area: la conservazione della biodiversità e lo stock di carbonio. Il bosco è infatti classificato come Sito di Importanza Comunitaria (SIC) e Zona Speciale di Conservazione (ZSC), con la presenza di specie come cinghiali, caprioli e lupi, tritoni, rospi, tartarughe, biacchi, saettoni, aironi, gazzette e nitticore.
Inoltre, la Norma ISO 14:0642 ha permesso di calcolare la quantità di crediti di carbonio da selvicoltura generati annualmente. Grazie anche al fatto che la gestione selvicolturale del Bosco delle Sorti della Partecipanza prevede minori abbattimenti rispetto a quelli permessi dal Regolamento forestale regionale, dal 2019 al 2024 sono stati generati 6.796 crediti, ovvero tonnellate di CO2eq stoccate nelle piante in più lasciate in piedi. La stima dei crediti annui che verranno generati dal 2024 al 2039 con questa gestione, invece, è di 1.579 tonnellate di CO2eq annue.
Del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino abbiamo parlato anche nel nostro recente progetto “Un racconto di tre foreste” , che descrive attraverso immagini, interviste e dati la storia e l’evoluzione di alcuni boschi planiziali nella Pianura Padana.
All images: © FSC Italia / Elettra Gallone
