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Che il cambiamento climatico stia alterando molti equilibri del nostro Pianeta è un dato di fatto: stagioni siccitose, incendi più lunghi e devastanti, carenza di acqua o improvvise inondazioni sono solo alcuni degli effetti che la crisi che stiamo attraversando ha portato negli ultimi decenni. Questi fattori non hanno solo però ricadute sulle comunità, ma su tutto ciò che le circonda, a partire dalle foreste, dalla loro composizione, distribuzione e resilienza.
Secondo la ricerca Boreal forests are heading for an open state condotta da un team di scienziati dell'Università di Wageningen, il bioma boreale formato in prevalenza da foreste di conifere che ricoprono le regioni sub-artiche boreali dell'Eurasia e dell'America, si sta ad esempio riscaldando quattro volte più velocemente della media globale. Questo sta portando a un progressivo declino della densità delle foreste nelle regioni meridionali, mentre al contrario le zone più fredde stanno vedendo un aumento della copertura arborea. Le proiezioni indicano che si arriverà ad un equilibrio instabile, con foreste più aperte rispetto alla situazione attuale.
Le conseguenze per il clima e l’ambiente
Utilizzando modelli avanzati di simulazione e analizzando i dati sulla copertura arborea nel nel periodo 2000-2020 da 2 milioni di appezzamenti campione casuali, i ricercatori hanno proiettato i cambiamenti nella copertura arborea fino al 2100. I risultati suggeriscono che la transizione verso uno stato più aperto è già in corso e potrebbe accelerare con l’aumento delle temperature. Le foreste più dense a sud potrebbero perdere fino al 20% della loro copertura, mentre le zone più settentrionali potrebbero diventare fino al 40% più fitte.
Questa trasformazione potrebbe generare un effetto a doppio taglio: da un lato, aree meno dense potrebbero portare una maggiore biomassa, aumentando così la capacità di assorbimento del carbonio; dall’altro però, il maggiore rischio di incendi dato dall’innalzamento delle temperature potrebbe liberare enormi quantità di CO2 nell'atmosfera, contribuendo ulteriormente al cambiamento climatico. “I cambiamenti previsti per la foresta boreale sono enormi e potrebbero avere un impatto sul clima attraverso la variazione dello stoccaggio del carbonio” si legge nel testo del documento “[…] Esiste una chiara relazione tra la copertura arborea e la biomassa, che ci ha permesso di stimare come le variazioni della copertura arborea influirebbero sullo stoccaggio del carbonio nella distribuzione futura della biomassa”.
A ciò si deve aggiungere un altro fattore critico, ossia lo scioglimento del permafrost, che si tradurrebbe nel rilascio di grandi quantità di carbonio immagazzinato nel suolo, annullando di fatto qualsiasi beneficio derivante dall'incremento della biomassa nelle aree più fredde. La redistribuzione della vegetazione potrebbe portare inoltre a un cambiamento significativo nella biodiversità, alterando gli habitat di molte specie che dipendono dalle foreste boreali.
Conservazione e adattamento
“Le nostre analisi rivelano che le foreste boreali si trovano in uno stato di disequilibrio. […] È difficile prevedere come questo cambiamento massiccio possa influenzare il clima globale e regionale attraverso l'alterazione dello stoccaggio del carbonio e la modifica dei regimi di disturbo”. Stante questo clima di incertezza, gli autori dello studio sottolineano l'importanza di monitorare attentamente i cambiamenti in atto e di sviluppare strategie di gestione forestale per mitigare gli impatti negativi.
Tra le soluzioni possibili, ci sono sicuramente il miglioramento delle pratiche di gestione e prevenzione del fuoco (è probabile infatti che ampie parti di queste nuove foreste meno dense sperimentino nuovi regimi di incendi) e la protezione delle aree più vulnerabili.