
In Italia la superficie boschiva è in aumento (da 5,5 M ha nel 1950 a 10,4 M ha nel 2000) come effetto del crescente inurbamento: l’abbandono delle aree rurali ha portato alla ricolonizzazione di prati e pascoli da parte del bosco. La mancata gestione attiva ha portato però ad un impoverimento dei boschi, non più capaci di produrre assortimenti legnosi di qualità.
Rispetto alla proprietà, le foreste Italiane risultano pubbliche per il 40% (principalmente comunale), mentre il restante 60% è di proprietà privata. Quest’ultima è caratterizzata da una forte frammentazione, ovvero da una grande quantità di piccolissime proprietà (
Secondo lo studio di EFI, la categoria dei cosiddetti “nuovi” proprietari forestali in Europa nasce proprio in seguito a processi di restituzione e privatizzazione delle foreste pubbliche, di afforestazione o ricolonizzazione naturale del bosco di prati e pascoli abbandonati da parte. I nuovi proprietari gestiscono così unità forestali di piccole dimensioni e hanno scarso interesse nella gestione attiva di queste aree. Contemporaneamente, stanno nascendo nuovi interessi nella gestione forestale, con obiettivi diversi da quelli delle utilizzazioni forestali tradizionali.
In Italia mancano forme strutturate di associazionismo tra piccoli proprietari forestali in grado di dare risposta alle problematiche sopra descritte; lo stesso progetto FACEMAP sottolinea tuttavia come una gestione congiunta delle piccole proprietà forestali riduca i costi di transazione e migliori la qualità della gestione forestale a livello di paesaggio. Aumentare la superficie delle unità di gestione significa inoltre migliorare l’accesso e il posizionamento sul mercato, abbassare i costi per consulenze tecniche e aumentare la sostenibilità ambientale per gli aspetti che richiedono un coordinamento territoriale più ampio.
In linea con queste conclusioni e per garantire una maggiore inclusione dei piccoli proprietari, FSC ha sviluppato la certificazione di gruppo, uno strumento che consente a più proprietari di raggrupparsi in un unico certificato FSC, gestito da un coordinatore definito come ‘Entità Coordinatrice di gruppo’. L’Entità Coordinatrice di gruppo deve investire risorse umane e tecniche sufficienti a gestire e controllare il gruppo in linea con i requisiti di questo Standard FSC.
La certificazione di gruppo riduce così il costo e il carico di lavoro per ciascun membro del gruppo in relazione alle attività di preparazione e mantenimento della certificazione FSC. Questo approccio ha già riscosso l’interesse di molte proprietà forestali, soprattutto di piccole dimensioni, tanto che in Italia si contano oggi 18 gruppi di certificazione per un totale di 216 entità coinvolte.
Lo standard FSC non pone alcuna restrizione sulla dimensione massima che un certificato di gruppo può coprire in termini di numero dei membri, dimensione della proprietà forestale individuale o area forestale totale, permettendo dunque a più proprietari, dislocati anche in aree geografiche non contigue, di poter beneficiare di questa forma di associazionismo.