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Friday, 14 August 2020
Cosa c’è sulla griglia?
L’estate è il periodo perfetto per un barbecue: un fenomeno in crescita, che in Italia vale quasi 70 milioni di euro ogni anno. Pochi però si soffermano sull’origine della carbonella utilizzata per cucinare, spesso incerta e in alcuni casi addirittura legata a processi di deforestazione nelle aree tropicali: un piccolo dettaglio che rischia però di avere enormi conseguenze sul Pianeta.
“Non esiste evento più in linea con l'idea dello "stare insieme mangiando" che il partecipare a un barbecue” qualcuno ha detto una volta. Il che è sicuramente ancora più vero se pensiamo ai mesi di lockdown appena trascorsi, e alla voglia di tornare a stare assieme ad amici e conoscenti.
Una moda, quella della grigliata, che parte però da lontano e che arriva in Italia direttamente dagli Stai Uniti, veri e propri campioni in questa disciplina: secondo uno studio condotto da eBay, nel quadriennio 2014-2018 gli articoli per barbecue venduti sul portale hanno registrato un incremento del 24,5%, mentre nel 2018 sono stati venduti un barbecue o griglia ogni 16 minuti. Con il 73% dei volumi, il barbecue a carbone rimane il preferito degli italiani (Fonte: Greenline, 2017).
La carbonella utilizzata può però nascondere un’amara verità: nel 2019, WWF ha infatti acquistato e fatto analizzare alcuni campioni di materiale. Il risultato? Due di questi, privi di certificazione, contenevano fibre tropicali. Il legno non certificato proveniente dalle regioni tropicali è maggiormente esposto a rischi quali il disboscamento illegale o il sovrasfruttamento delle foreste da cui viene ricavato, con gravi impatti su ambiente, economie e società locali.
A ciò si aggiunge, si legge sempre nel report, che il 54% dei prodotti non era dichiarato in maniera chiara sulla confezione, oppure la dichiarazione corrispondeva solo parzialmente al contenuto. Come WWF, anche FSC International si è mossa su questa strada, inaugurando nel 2017 una serie di azioni specifiche sulle filiere del carbone volte a limitare eventuali false dichiarazioni o prodotti certificati non conformi. In Italia, un test di compatibilità delle fibre condotto dal Forest Stewardship Council nel 2019 su prodotti acquistati al supermercato o nei negozi di fai-da-te ha rilevato 2 casi critici su un totale di 5 campioni analizzati.
“Si tratta di rafforzare i controlli sulla filiera, al fine di garantire venditori e consumatori rispetto al prodotto finale” ha dichiarato Diego Florian, Direttore di FSC Italia “Gli errori possono alimentare aree grigie ed economie che lavorano a discapito di foreste e persone, moltiplicando il loro impatto negativo nei vari passaggi della filiera. Queste azioni, assieme alla verifica delle transazioni e all’identificazione delle fibre di legno tramite analisi, sono tra gli strumenti che stiamo impiegando per escludere dal mercato legno e derivati ad alto rischio”.
La prossima volta che acquisti carbonella o briquettes quindi, butta un occhio alla confezione, alla certificazione e alle informazioni riportate; controlla le specie impiegate, la provenienza o fai un check della validità del certificato FSC attraverso il nostro database pubblico delle certificazioni: è solo un piccolo gesto, che ti permetterà però di trascorrere una serena giornata in compagnia, sapendo di aver dato un contributo positivo alle foreste del mondo.